Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 22 gennaio 2006 Sul caso del Comune di Lamon, ma anche sul federalismo fiscale e sui problemi delle autonomie speciali, il Presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, sembra davvero essere precipitato in stato confusionale.» Il senatore Marco Boato replica al governatore veneto dopo che lo stesso lo aveva attaccato per la sua iniziativa di legge a favore di Lamon al Trentino. E lo fa ripercorrendo puntualmente quanto avvenuto negli ultimi mesi. Questa la sua ricostruzione: 1. « Il referendum a Lamon è stato promosso da un Comitato (apartitico) ad hoc, è stato richiesto dal Consiglio comunale, ed è stato dichiarato legittimo dall'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione, con ordinanza del 3 maggio 2005. 2. Su proposta del Presidente del Consiglio e conseguente deliberazione del 22 luglio 2005 da parte del Consiglio dei ministri, il referendum è stato indetto – con Decreto del Presidente della Repubblica del 31 luglio 2005 – per i giorni 30-31 ottobre 2005. 3. Tutto questo è avvenuto in forza dell'art. 132, secondo comma, della Costituzione, che prevede espressamente la possibilità per un Comune di chiedere il distacco da una Regione per aggregarsi ad un'altra. La Costituzione prevede, appunto, a questo scopo l'effettuazione di un referendum e una successiva legge ordinaria, “sentiti i Consigli regionali”, con un parere che è quindi obbligatorio ma non vincolante, com'è ovvio. 4. In forza della legge sui referendum, n. 352 del 1970, in questi casi è necessario un doppio quorum di validità. Non basta che partecipi la maggioranza degli elettori (come per gli altri referendum popolari), ma è necessario che per il “sì” si pronunci la maggioranza assoluta degli aventi diritto. A Lamon entrambi i quorum sono stati ampiamente superati e il “sì” è stato plebiscitario, ottenendo il 93% dei votanti. 5. La stessa legge sui referendum prevede (all'art. 45, quarto comma) che il Ministro dell'Interno presenti entro 60 giorni il conseguente disegno di legge ordinaria al Parlamento. Nel frattempo l'Ufficio della Cassazione aveva certificato il risultato favorevole del referendum, il cui esito è stato pubblicato sulla “Gazzetta ufficiale” del 12 novembre 2005. I 60 giorni a disposizione del Governo scadevano dunque l'11 gennaio 2006. 6. Il Presidente Galan già prima del referendum aveva riempito di insulti tutti coloro che non la pensavano come lui: non solo i cittadini di Lamon, ma persino il leader del centro-sinistra veneto, Massimo Carraro, che si era espresso a favore. Ma a favore si erano espressi molti altri, compresi autorevoli esponenti della Lega. 7. Dopo il referendum, salutato con favore dal Presidente altoatesino Durnwalder e dal Presidente trentino Dellai – che hanno mantenuto sempre un atteggiamento di rispetto per il voto popolare, ma anche di cautela istituzionale rispetto al Veneto -, il Presidente Galan ha perso la testa e le staffe, ed ha aggredito tutti verbalmente e minacciato sconquassi istituzionali. 8. Il Presidente Galan ha anche speso i soldi del contribuente per commissionare a tre giuristi uno studio per verificare la possibile annessione del Veneto al Trentino-Alto Adige, mancando quanto meno di senso del ridicolo. 9. I tre giuristi, col loro parere, gli hanno dato una calmata, per cui Galan ha dirottato il dibattito sul federalismo fiscale, al quale chissà perché, dice che io “remo contro”. Galan si dimentica che io sono uno dei responsabili della introduzione del federalismo fiscale in Costituzione (con l'approvazione, nella scorsa legislatura, del nuovo art. 119 della Costituzione), che è in vigore dal 18 ottobre 2001. Al referendum costituzionale del 2001 noi abbiamo votato a favore, e abbiamo vinto, e lui ha invece votato contro, e ha perso. 10. Tuttavia, l'entrata in vigore del federalismo fiscale ha coinciso con il Governo di centro-destra, che in quattro anni (quattro anni!) non ha fatto nulla (nulla!) per attuarlo. Ora Galan si sveglia e parla di federalismo fiscale a pochi giorni dalla fine della legislatura, chiedendo l'aiuto di Dellai e Durnwalder, dimenticandosi che questa è materia di competenza del Governo e del Parlamento. Dopo quattro anni di inerzia totale del centro-destra, mi auguro possa essere il Governo Prodi ad attuarlo. 11. Dopo 68 giorni di inerzia del Governo, il 18 gennaio ho presentato io, “a futura memoria”, la proposta di legge ordinaria alla Camera dei deputati: “ordinaria”, e non costituzionale, perché così prescrive la Costituzione e la legge sui referendum. 12. Sono passate meno di 24 ore dalla mia iniziativa parlamentare e il Governo allora si è svegliato, annunciando un disegno di legge costituzionale, nonostante le continue e garbate sollecitazioni che gli avevo rivolto perché rispettasse i termini di legge e soprattutto la volontà popolare, espressasi in modo “plebiscitario” nel referendum di Lamon. 13. Chi è dunque “spaesato e disinformato”? Lascio serenamente giudicare ai lettori, con un po' di ironia per Galan e con molta amarezza per il degrado istituzionale con cui esercita il suo mandato, quando i cittadini la pensano diversamente da lui.» Ieri intanto era a Trento Renzo Poletti, portavoce del comitato referendario protagonista del voto che ha sancito la volontà di Lamon di passare al Trentino. Viste le dichiarazioni di Galan anche lui replica a muso duro: «Siamo prigionieri politici del Veneto – afferma – nonostante una libera scelta del popolo sovrano. Ma noi andiamo avanti con la nostra battaglia.» Marco Boato
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